Il testo della Canta dei mesi di Michele Gottardi

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Questa è la versione del testo attualmente in uso per la Canta dei mesi, composta dal Gottardi nel 1874.
Il cantastorie si basò sullo scritto originale, riscrivendo intere parti per aggiustare la metrica e limitare i “trentinismi”; la sezione relativa alle stagioni è stata aggiunta dallo stesso poeta nel 1882.

Siccome la Canta dei mesi, a partire da quel tempo fino a giorni nostri, è stata rappresentata usando il solo testo gottardiano, generalmente i Cembrani di ogni età conoscono solo questo, e non quello originale.


Inverno: Su coraggio ricco e bello
che l'inverno è incominciato
io gli faccio di cappello
perché sono fortunato
e lo posso riverir
ancor prima di morir.



Gennaio: Il gennaio è nuvoloso
e famoso a nevicar
ma del vino generoso
noi possiamo ben trincar.
Qui da noi vi son cuccagne
non dobbiamo mai temer,
mangerem delle castagne
tra le morse e tra i bicchier.


Febbraio: Il febbraio è qua vicino
che la neve scioglierà,
cambieremo il reo destino
perché i dì si allungheran.






Marzo: Marzo: arriva il venticello
che la viola fa fiorir,
primavera fa l'uccello
ciaschedun saprà gioir.






Primavera: Sorgerà la primavera
la stagion ridente e bella
germogliar farà la terra
come i prati di bei fior.
Gioieremo di speranza
dal profondo del nostro cuor.



Aprile: Sorge april così ridente
così caro giunge april
egli desta in ogni mente
l'aurea età più giovanil.






Maggio: Maggio vien di fiori adorno
vi son rose e gelsomin
d'ogni parte veggo attorno
mille fiori nel giardin.
Io ne colsi dal giardino
più d'un vago e caro fior
e ne do senza un quattrino
all'amante mio tesor.


Giugno: Giugno vien da le galéte
goderemo; il gran valor,
mangerem de le polpete
dei capponi ed altro ancor.






Estate: Noi vedremo nell'estate
pien i campi di frumento
son le genti fortunate
e ripiene di contento.
Molte frutta ed anche fien
scarsa pioggia e bel seren.



Luglio: Luglio vien con bionde spiche
che dobbiamo ben tagliar
se sudiam da le fatiche
non dobbiamo paventar.


Agosto: Ora giunge il caro agosto
che il bel fien si segherà
e la legna ad ogni costo
ciaschedrun preparerà.


Settembre: Il settembre che vien tosto
beveremo anche dei vin
in cantina avrà il suo posto
e l'ottobre è qui vicin.


Autunno: Autunno ritorno
da tutti bramato
gustando le uve
e il vino spiumato;
ma quando le foglie
si fanno a cader
finito l'anno
è il dolce goder.


Ottobre: Ecco ottobre. La vendemmia
ferve ai colli, ferve al pian,
puossi ber senza bestemmia
anche in seno del villan.


Novembre: Il novembre il cacciatore
come pur l'uccellatore,
sempre a caccia fece onore
ne raccolse il primo fior.


Dicembre: In dicembre un bel maiale
uccidete come và,
la sua carne non fa male
tanto qui che alla città.



Se la “Canta” è eseguita in tempo di carnevale, c'è una chiusa addizionale recitata da tutti:

Assieme: Viva, viva il carneval
viva il tempo di gazzar.





Dopo che gli attori hanno declamato la loro parte, c'è l'intermezzo della Recitazione dell'Arlecchino (il Re chiama il Capo Arlecchino, che entra in scena saltellando ed “inchinandosi” rivolgendo il fondoschiena verso il Sovrano):

Recitazione dell'Arlecchino

Re: Arlecchino.
Arlecchino: Ecco pronto l'Arlecchino
che presta ubbidienza
per la cara compagnia
ma Arlecchin deve andar via.
(parte saltellando com'era entrato,
fino alla prossima chiamiata)
Re: Arlecchino.
Arlecchino: Ecco pronto l'Arlecchino
oggi è un giorno nuvoletto
ma è un giorno di passaggio
mi son fatto di coraggio
e il roccoletto gò 'mpiantà.
(parte)
Re: Arlecchino.
Arlecchino: Ecco pronto l'Arlecchino
qua davanti al nostro capo
hò da raccontavi un fatto
che è successo a me:
Andai giù per la piazza
andai di tutta corsa
oh povero Arlecchino
hò perso anche la borsa,
Arlecchino caro
ha perso anche il denaro
oh, povero Arlecchino
ha perso anche il taccuino.
(parte)
Re: Arlecchino.
Arlecchino: Lo sventurato cervo allor che muore
piega la testa verso chi 'l ferì
e par che dica al crudo cacciator
(segnando il novembre)
Ahi! Che di vita mia poco mi resta.
(parte)
Re: Arlecchino! Andate a destra ed a sinistra
a preparare la piazza per questa lieta
compagnia.

Arlecchino: Venite o compagnia
Venite pure avanti
se volete far due canti
la piana è preparata.
(parte)


Dopo questo intermezzo, la compagnia marcia al suono dell'orchestrina e si dirige in un'altra piazza del paese, ove ricomincia la “Canta”.



La Canta dei mesi fu nel passato rappresentata anche a Noriglio, in Val Lagarina. Il testo era differente rispetto a quelli rappresentati a Cembra, e si avvicinava alla lezione cembrana settecentesca; per esempio:

Gennaro: E mi son gennaro fino,
quando tutti i sta 'n la stua
a bever el bon vino;
e mi son gennaro fino



Nota: ho preso i testi della “Canta” dal capitolo X di Cembra nel suo folklore.

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© 2005, Fabio Vassallo