Il Castello di Segonzano

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I ruderi del castello:
la torre “romana” o “delle prigioni”

Il Castello di Segonzano è una tipica fortezza medioevale, fornita di mura e torri merlate; fu costruito nel XIII secolo su uno sperone roccioso, circa cento metri sopra il fondovalle.
Il luogo in cui sorge era presumibilmente già stato sede di un castelliere preistorico: era infatti una postazione ideale per sorvegliare il guado dell'Avisio presso Cantilaga.
Solitamente sia i castellieri che i castelli medioevali sorgono in luoghi elevati: nei dintorni, una delle posizioni più adatte sembrerebbe il Dos Venticcia (il luogo dove è ambientata la leggenda del Capelon del Dos), dove in effetti si trovava un castelliere preistorico. Evidentemente tale fu l'importanza del guado in epoca storica che il castello fu costruito presso il torrente.
Una delle ragioni della rilevanza della zona nel Medioevo è legata a Venezia ed alla sua flotta: l'albero maestro delle navi, infatti, era costruito con legno di abete rosso (il più adatto per solidità, flessibilità e omogeneità). La miglior qualità di abeti proviene dalla Foresta di Panevéggio, in Val di Fiemme (detta anche la Foresta dei violini poiché il suo eccellente legno è usato per strumenti ad arco e casse armoniche dei pianoforti): da lì gli alberi erano portati a Venezia per via fluviale (attraversando prima l'Avisio e poi l'Adige).
Questo fatto ha dato anche un notevole peso alla Val di Fiemme, che ha goduto di una forte indipendenza: nacque così la “Magnifica Comunità di Fiemme” (denominazione di cui la valle tuttora si fregia).
Anche Verona trasse vantaggio dal transito del legname: i dazi che i Signori della città, gli Scala, esigevano per il passaggio dei tronchi sull'Adige hanno costruito infatti la ricchezza di Verona e reso possibile la sua espansione politica ed artistica nel Rinascimento.

Rodolfo Scancio fu il primo proprietario del castello, a partire dal 1216. La sua famiglia diede il nome alla frazione Scancio di Segonzano nel 1938 (e l'emblema nobiliare ne è diventato lo stemma). Nella sua lunga storia, alla guida dell'edificio si alternarono molti Signori: oltre agli Scancio la lista comprende i Rottemburgo, i Greifenstein, diversi capitani dei Duchi del Tirolo, i Lichtenstein ed infine gli a Prato, che ne sono gli attuali proprietari. Proprio i baroni a Prato promossero nel XVI secolo la maggior parte dei rimaneggiamenti del castello.
Le parti ancora in piedi dell'edificio si possono raggiungere facilmente: si trovano a poche decine di metri dall'abitato di Piazzo di Segonzano, alla fine del sentiero della Corvaia.
Da secoli nessuno abita più il castello: dopo l'incendio causato dalla battaglia napoleonica del 1796, i baroni hanno trasferito la dimora a “Palazzo a Prato”, in frazione Piazzo, dove tuttora risiedono e amministrano un'azienda agricola. I resti dell'antico maniero si trovano ora circondati da vigne e meleti.

Devo a Padre Donato un'osservazione che riguarda l'edificio: nell'architettura medioevale veronese si riscontra spesso una peculiare alternanza di mattoni e pietra calcarea (per esempio a Palazzo Vecchio).
Nella torre “delle prigioni” del Castello di Segonzano si notano simili alternanze di mattoni e porfido: è pertanto possibile che tra le maestranze che hanno progettato e costruito l'edificio vi fossero architetti od operai veronesi.

Nel 1495 le vicende del castello si sono intrecciate a quelle del pittore ed incisore tedesco Albrecht Dürer (vedi la sezione di questo sito dedicata al cosiddetto Sentiero del Dürer).

Nel sito ufficiale del Sentiero del Dürer c'è una sezione dedicata al castello, con un confronto fra le vedute eseguite dal pittore e fotografie recenti prese dalla stessa angolazione.
Come si vede, tra l'edificio della fine del XV secolo e quello attuale c'è una bella differenza!
Una delle ragioni, al di là delle distruzioni operate durante la Battaglia di Segonzano, è che il castello, come spesso succedeva nei tempi andati, è stato utilizzato negli anni come “cava” per materiale da costruzione a buon mercato: senza dubbio diverse case del circondario (specialmente in frazione Piazzo) sono tuttora costituite da pietre provenienti dal castello.

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Toresèla


Nel territorio attorno al castello ci sono diverse torri popolarmente chiamate Toresela.


Una, circondata dalle vigne vicino al paese di Faver, fu costruita in stile medioevale, nel 1911, dai nobili Tabarelli de Fatis, ma fino al 2007 un vicino cartello stradale recitava: “TORRESELLA - SEC. XV”! Non si sa bene chi l'avesse messo, ma il segnale stette lì per diversi anni.

La foto qui accanto si riferisce a questa torre.


Un'altra toresela, più antica, si trova presso la chiesa di San Rocco, in Campagna Rasa a Cembra, come si vede nell'immagine qui sotto tratta dalle foto di Annalisa Micheli (Storia di Cembra pag. 435):



Una tradizione popolare afferma che le toresele ed il castello sono collegate da cunicoli e che in alcuni di tali passaggi sono ancora visibili gli strumenti di tortura usati anticamente dai baroni e dai conti. Di certo si sa che la toresela dei Tabarelli de Fatis era collegata alla vicina Villa Perlaia.

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© 2004..2008, Fabio Vassallo